Lo speciale di DidiDonna di oggi è dedicato all’artista Fausto Melotti. Conosciamo insieme la sua visione artistica ed approfittiamone per andare a vedere la sua mostra a Milano.
Chi è Fausto Melotti?
L’artista Fausto Melotti è uno dei più importanti artisti italiani del XX secolo. Eclettico e poliedrico non può essere etichettato semplicemente come scultore. Da buon artista a tutto tondo si è infatti occupato di scultura, poesia e musica, facendo dell’arte la sua ragione di vita.
Un’artista per vocazione e per passione. Una vera e propria missione quella di Melotti che decide di mettere da parte un importante diploma di Ingegnere elettronico per andare a studiare presso l’Accademia di Brera.
Una formazione che gli consente di confrontarsi con due illustri contemporanei: Adolfo Wildt e Lucio Fontana, insieme ai quali ricerca la forma pura, il severo controllo della realizzazione dell’opera e l’abbandono di ogni accidente.
La sua prima mostra personale risale al 1935. Purtroppo non suscita alcun tipo di interesse né commerciale né artistico. É lo stesso futurista Carlo Carrà ad affermare che la sua è un’opera intelligente ma non scultura.
Troppo spigolosa, pregnante e priva di pathos. Queste le critiche che spingono un Melotti ancora acerbo ad abbandonare la sua arte per dedicarsi all’insegnamento fino agli anni ’60.
È proprio in questi anni, quando l’astrazione diventa più forte che l’artista riprende in mano la sua produzione artistica.
Una produzione attraverso la quale esprimere un equilibrio ideale, la proiezione di un universo platonico che dà vita ad un iperuranio in bronzo, rame o metallo. Una scultura alla quale applica le severe leggi della musica. Variazioni, intervalli e legati prendono forma e così anche i titoli delle opere diventano musica. Piccola sequenza, Contrappunto X e Scala Musicale sono i titoli di alcune delle sinfonie che ha impresso nella plastica rendendole eterne.
Le sue sculture si possono definire narrazioni poetiche composte da una una miriade di materiali. Si va dal rame fino ad arrivare alla stoffa, passando per le catene. Insomma, non esiste un materiale prediletto. Non esiste un materiale perfetto. Ogni elemento è utile a fare arte se riesce a far riecheggiare i ricordi dell’anima e diventare allegoria della parola.
Alle opere dai titoli musicali si affiancano le sculture geometriche e i teatrini, quasi tutte senza titolo. L’elemento che le accomuna è una visione della realtà intesa come qualcosa di superfluo.
L’arte di Melotti non si esaurisce con le sculture. Sono famosi, infatti, i suoi disegni e le pitture su carta dai toni delicati attraverso i quali rappresenta il vuoto come uno spazio da riempire col tempo e con le idee.
Con la sua morte a Milano il 22 giugno 1986 la sua arte non smette di vivere. La 42° Biennale di Venezia gli conferisce, infatti, il Leone d’oro alla memoria ed il Museo MADRE di Napoli nel 2012 presenta una sua importante retrospettiva.
Se volete ammirare una delle più belle ed importanti opere di questo straordinario artista, non potete non ammirare l’opera più carica di significati simbolici, l’opera che segna il passaggio dal passato al presente: La sequenza.
La sequenza
Dal momento che non si può capire un’opera se non si conosce l’autore, ora che conoscete Fausto Melotti potete iniziare ad avvicinarvi alla sua opera La sequenza. Se avete avuto modo di visitare l’Hangar Bicocca, collocato nel quartiere del Teatro degli Arcimboldi, avrete sicuramente notato la scultura nel giardino esterno. Ebbene quest’opera è La Sequenza.
Essa rappresenta, simbolicamente, un momento di passaggio dall’arte del passato a quella del presente. Un passaggio simbolico che non dimentica il passato ma lo porta con sè, come un bagaglio di cui non ci si vuole liberare, un bagaglio vecchio ma importante, senza il quale non sarà possibile costruire il presente di domani, il futuro.
Consapevole del fatto che il significato delle opere d’arte moderna e contemporanea, non è né facile né immediato, Melotti costruisce La Sequenza attraverso dei moduli identici distribuiti su tre livelli di profondità che si alternano tra pieni e vuoti.
L’opera si configura, come la giusta sintesi dei temi più cari all’artista. Si va dal teatro fino ad arrivare alla musica passando per l’architettura.
Il teatro rappresenta infatti la sua apertura, la sua vision dell’arte, intesa come un susseguirsi di varie scene. La musica rappresenta invece la sua voglia di creare una modulazione fatta di variazioni. Mentre l’alternanza di pieni e vuoti e di volumi positivi e negativi, rappresenta un omaggio simbolico all’architettura di matrice classica e razionalista.
Se quest’opera vi ha incuriositi non vi resta che visitarla. Per farlo dovrete recarvi presso l’Hangar Bicocca entro le ore 21.15, è questo l’orario per cui è previsto l’ultimo ingresso.
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